Seguimos con la siguiente escena, en la que Filippo acaba por firmar la sentencia de muerte de Beatrice y Orombello:
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AGNESE
Filippo!
FILIPPO
Tu! - Ti appressa...
D'uopo ho d'udir tua voce.
AGNESE
Oh! al cor ti scenda
Pietosa sì, che al perdonar lo pieghi.
FILIPPO
Sei tu che preghi, Agnese! E per chi preghi?
Vieni: ogni tema sgombra:
Il regal serto è tuo.
AGNESE
Serto! Ah! piuttosto
Si aspetta a me de' penitenti il velo.
FILIPPO
Agnese!
AGNESE
Innanzi al cielo,
Innanzi al mondo, io rea mi sento... rea
Della morte cui danni un'innocente.
FILIPPO
Qual dubbi or volgi, strani dubbi, in mente?
Io sol rispondo, io solo
Di quel reo sangue - Omai t'acqueta, e pensa
Che ad altri tu non dei, fuor che all'amore,
Di Beatrice il soglio.
Ritratti.
AGNESE
Ah! mio Signor!...
FILIPPO
(severamente)
Ritratti... il voglio.
(Agnese parte piangendo):
(Filippo solo, indi Anichino, Dame, Cortigiani)
FILIPPO
Rimorso in lei?... Dove io non ho rimorso
Altri lo avrà? - Dove alcun l'abbia, il celi:
Il mostrarlo è accusarmi. Esser tranquillo,
Sereno io voglio -
E il sono io forse, e il posso!
No da terror percosso
Mi sento io pur, qual se vicino avessi
Terribil larva, qual se udissi intorno
Una minaccia rimbombar sul vento -
M'inganno?... o mi colpi flebil lamento!
(Porge l'orecchio).
No, non m'inganno... è dessa,
Ch'io non n'oda la voce - Oh! chi s'appressa!
(All'uscir di Anichino si ricompone).
ANICHINO
Filippo, la duchessa
Non confessò... pur la condanna a morte
Tutto il consiglio,
e il nome tuo sol manca
Alla mortal sentenza.
(Filippo riceve la sentenza).
FILIPPO
Non confessò!
ANICHINO
Costante è l'innocenza.
CORO
È in vostra man, signore,
Dell'infelice il fato:
Ceda il rigor placato
Al grido di pietà.
FILIPPO
No... si resista...
Il decreto fatal si segni alfine...
(Si appressa al tavolino per segnare
la sentenza: si arresta)
Ah! non poss'io: mi si solleva il crine.
Qui mi accolse oppresso, errante,
Qui die fine a mie sventure...
Io preparo a lei la scure!
Per amor supplizio io do!
Ah! mai più d'uman sembiante
Sostener potrò l'aspetto:
Ah! nel mondo maledetto,
Condannato in ciel sarò.
CORO
(fra sé)
Ella è salva, se un istante
Il rimorso udire ei può.
FILIPPO
Ella viva.
(Per stracciare la sentenza).
Qual fragore!
Chi si appressa? - Ite - vedete.
(I cortigiani escono frettolosi).
DAMIGELLE
Crudo inciampo!
FILIPPO
Ebben?
CORO
Signore,
Alle mura provvedete.
Di Facin le bande antiche
Si palesano nemiche,
Osan chieder la duchessa,
E Binasco minacciar.
FILIPPO
Ed io, vil, gemmea per essa!
M'accingeva a perdonar!
Si eseguisca la sentenza.
(Sottoscrive).
CORO
Ah! Signor pietà, clemenza.
FILIPPO
Non son'io che la condanno:
È la sua, l'altrui baldanza.
Empia lei, non me tiranno
Alla terra io mostrerò.
(fra sé)
Cada alfine, e tronco il volo
Sia così di sua fidanza.
Un sol trono, un regno solo
Vivi entrambi unir non può.
CORO
(fra sé)
Ah! Per lei non v'ha speranza.
Il destin l'abbandonò.
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Empieza un recitativo en el que la arrepentida Agnese trata de persuadir a Filippo para que perdone a Beatrice. El duque se niega y despide a su amante.
A continuación la orquesta introduce, en Fa mayor, 4/4, la
scena ed aria de Filippo. Mientras pondera el remordimiento de Agnese, y oye en la distancia los débiles lamentos de Beatrice, siente la duda invadir su alma en el breve, pero emocionante
arioso "No... da terror percosso".
Anichino entra. Beatrice ha resistido la tortura y no ha confesado, pero los jueces la han condenado a muerte en cualquier caso. Ahora, sólo falta la firma de Filippo. En el estupendo
cantabile "Qui m'accolse opresso", parece a punto de arrepentirse y rasgar el papel con la sentencia. En el
tempo di mezzo, una modulación a La bemol mayor introduce la noticia de la rebelión de los partidarios de Beatrice. Enfurecido, el duque inicia la
cabaletta, "Non son'io che la condanno", en la que vanamente intenta convencerse de la justicia de su acción, e incluso invoca la unidad del reino como causa de
force majeure.
Parece obligado escuchar de nuevo a Bruson en este pasaje:
Filippo-Agnese
Aria
Cabaletta