Miller en "Luisa Miller" (2)
La cualidad afectuosamente paternal del canto de MacNeil se explotaba al máximo, evidentemente, en los dúos con sus criaturas. La maravillosa escena del último Acto de "Luisa Miller" es una evolución desde
Nabucco en el camino que lleva a "Rigoletto" y "Aida". De hecho este Acto III puede considerarse entre lo más emocionante y dramático de todo el Verdi "de galeras", sobre todo en su tramo final.
http://www.box.net/shared/hoizy1xc4w
MILLER
Pallida, mesta sei!
LUISA
No, padre mio, tranquilla io son.
MILLER
Del genitore, oh quanto caro
Io scampo a te costava!
Io tutto da Wurm appresi.
LUISA
Tutto!?
MILLER
All'amor tuo per me rinunziasti.
LUISA
È ver.
(Ma in terra!)
MILLER
(Quella calma è funesta!
Il cor mi serra non so qual rio presagio!)
(prende in mano il foglio)
Che foglio è questo?
LUISA
Al suo destin prometri,
se m'ami, o padre, che recato ei fia.
(Miller apre il foglio e legge.)
MILLER
"Orribil tradimento ne disgiunse, o Rodolfo;
un giuramento più dir mi toglie;
havvi dimora, in cui né inganno può,
né giuro aver possanza alcuna;
ivi t'aspetto; come di mezzanote
udrai la squilla, vieni . . ."
(Gli cade il foglio di mano.)
Sotto al mio piè il suol vacilla!
Quella dimora . . .
Mancarmi sento!
Quella dimora saria? . . .
Atención a la doliente dulzura en toda la escena, incluyendo la lectura de la carta: ese "Vieni" estremecedor, casi en un susurro.
LUISA
La tomba.
Perché t'invade sì gran spavento?
MILLER
Ah! sul mio capo un fulmin piomba!
Aquí tenemos de nuevo al barítono verdiano capaz de tronar, no sólo por la intensidad pura del sonido, sino por el vibrante acento.
LUISA
La tomba è un letto sparso di fiori,
in cui del giusto la spoglia dorme;
sol pei colpevoli, tremanti cori
veste la morte orride forme;
ma per due candide alme fedeli
la sua presenza non ha terror . . .
è dessa un angelo che schiude i cieli,
ove in eterno sorride amor.
MILLER
Figlia? Compreso d'orror io sono!
Figlia . . . potresti contro te stessa? . . .
Pel suicida non v'ha perdono!
LUISA
È colpa amore?
MILLER
Cessa, deh! cessa!
Di rughe il volto, mira, ho solcato,
il crin m'imbianca l'età più greve.
L'amor che un padre ha seminato
ne' suoi tardi anni raccoglier deve.
Ed apprestarmi, crudel, tu puoi
messe di pianto e di dolor?
Ah! nella tomba che schiuder vuoi
fia primo a scendere il genitor!
Luisa Maragliano era una soprano apreciable, de medios importantes y ajustada coloratura, aunque no puede evitar algunos resabios veristas. Muy bien MacNeil en su "Pel suicida non v'ha perdono!", pero lo realmente descorazonador es su
cantabile, transido pero sin sobrepasar los límites del canto. No hay lugar para las gigionate ni los efectos "realistas", sino para un timbre que se aligera, se vuelve mórbido y contiene las lágrimas por sí mismo. Lo que tenemos aquí es la estilización de un sentimiento de desesperanza: atención al efecto conmovedor que consigue adelgazando el sonido al final ("fia primo a scendere ")
LUISA
Quanto colpevole, ahimè! son io.
Ah! no, ti calma, o padre mio.
Non pianger . . . m'odi!
MILLER
Luisa . . .
LUISA
(facendo in pezzi il foglio)
Il foglio lacero, annullo.
MILLER
Vuoi dunque? . . .
LUISA
Io voglio per te, buon padre,
restare in vita.
MILLER
Figlia?
LUISA
La figlia, vedi, pentita
al piè ti cade.
MILLER
No, figlia mia,
sorgi, qui sul mio cor.
LUISA
Padre, ah, mio padre!
LUISA, MILLER
Ah! in quest'amplesso l'anima oblia
quanti martiri provò finor.
LUISA
Però fuggiam,
qui rio periglio ne cingerebbe.
MILLER
Sano consiglio!
LUISA
I lumi al sonno chiudi brev'ora,
ancor lontano è troppo il dì.
Come s'appressi la nuova aurora
noi pattiremo.
MILLER
Sì, figlia, sì.
MILLER, LUISA
Andrem, raminghi e poveri,
ove il destin ci porta.
Un pan chiedendo agli uomini
andrem di porta in porta.
Forse talor le ciglia
noi bagnerem di pianto,
ma sempre al padre accanto
la figlia sua starà.
Quel padre e quella figlia
Iddio benedirà!
Al nuovo albore noi partirem.
Come s'appressi la nuova aurora noi partirem.
Tras el liberador efecto del ascenso al do5 de Luisa (bien resuelto por Maragliano) Verdi permite que ambos se entreguen a una especie de catarsis a través de un canto nostálgico, evocador, idílico. Cuesta creer que la misma voz que tronaba "Pel suicida non v'ha perdono! " cante con esa dulzura y suavidad "Andrem ramminghi e poveri". Atención al ataque al segundo verso ("Ove il destin") y a la modulación sobre "Pianto". Legato de violonchelo y medias voces timbradas y bellísimas: un gran barítono verdiano.
Grabación de 1968 del Colón de Buenos Aires.